Vi è un lembo di terra, propaggine più meridionale della Lombardia, che si insinua tra i lati emiliano e piemontese dell’Appennino fino a mettere il naso quasi in terra ligure. Questa sorta di triangolo con il vertice rivolto in giù ha come base il fiume più lungo d’Italia e come vertice la cima del monte Lesima a 1724 metri sul livello del mare.
Nel mezzo, rilievi morbidi, balconi naturali sulla Pianura Padana e sull’arco alpino occidentale con caratteri più montani man mano che ci si addentra nelle valli principali verso Sud.
I rilievi più bassi, ancora collinosi sono per lo più destinati all’attività principale, la viticoltura, ma le sue bellezze storiche, le decine di castelli, gli eremi e i borghi medievali non godono ancora della notorietà che meriterebbero. Ciò contribuisce a immergere il visitatore in situazioni e contesti che di turistico hanno poco e mantengono un’atmosfera di tempo immutato.
Questo è l’Oltrepò Pavese e dovrebbe essere considerato il grande parco verde di milanesi e di molti altri lombardi, vista la breve distanza dalla città e la varietà di attività che vi si possono praticare.
Come in altre zone d’Italia, vi sono anche qui diversi gruppi di bikers che dedicano tempo alla costruzione e al mantenimento di una rete sentieristica in crescita consistente sebbene ancora poco nota a più.
Da questa primavera è inoltre attivo un servizio di Bici Express che ogni weekend accompagna con mezzi pubblici bikers e mezzi dal centro di Milano fin su al Passo del Brallo nel cuore dell’alto Oltrepò.
Siccome anche per me l’Oltrepò Pavese rappresenta il “fuori porta” che per anni ho frequentato, mi è venuta voglia di tornare a vedere cosa vi è di nuovo e quali sono le proposte che chi ama la mountain bike dovrebbe valutare per uno o più giorni di riding. Mi sono fatto accompagnare da "locals" perchè avevo voglia di divertirmi senza perdere tempo con tracce e gps e perchè per una volta volevo essere guidato e pensare solo a divertirmi.
Ho scelto di salire subito in quota, vicino al vertice per ridiscendere scoprendo trails e cose interessanti man mano che mi riavvicinavo alla pianura.
Arrivo così, una sera, al Passo del Brallo, uno dei due che mette in comunicazione la parte pavese con quella piacentina e ,attraverso la Val Trebbia, conduce a Bobbio.
La mia guida in questa prima parte è stato, Jacopo Bariani, proprietario insieme alla sua famiglia del Park Hotel Olimpia adiacente al noto centro federale di tennis, struttura dall’ottima offerta che dall'alto livello dei suoi servizi e gode di una posizione davvero incantevole.
Jacopo è inoltre una guida certificata dell’Accademia Nazionale di Mountain Bike e conosce tutti i sentieri di questa parte di territorio.
La prima sorpresa che abbiamo avuto e che da sola vale un weekend quassù, e stata la sistemazione in una meravigliosa suite sugli alberi che immerge coloro che vi soggiornano nel mezzo della natura del luogo. Vi assicuro che riposare al fresco in mezzo alle lucciole non ha eguali nelle calde notti di estive. Io e la mia famiglia ne siamo rimasti ammagliati e contiamo di tornare al più presto.
Il giorno seguente, dopo una notte rigenerante e un’ottima colazione, siamo pronti per cominciare. Jacopo mi propone un itinerario alla portata di molti sia per dislivello pedalato (annullabile per i meno allenati con il noleggio di una e-bike disponibile in hotel) sia per difficoltà tecnica.
Il portfolio di percorsi dell’alto Oltrepò va dalle strade bianche per chi predilige pedalare a percorsi più all-mountain/enduro fino alle piste da downhill del vicino Bike Park di Pian Del Poggio quindi pare proprio che ce ne sia per tutti i gusti.
Dopo un breve salita adatta a rimettere in moto l’organismo imbocchiamo un primo trail, molto flow e dal ritmo piacevole, esattamente ciò che ci vuole per iniziare. Il terreno è molto buono e guidare nella frescura del bosco fa dimenticare la calura della settimana appena conclusa in pianura.
Le curve in sequenza sono divertenti e il livello modesto di difficoltà lascia la possibilità di guidare a occhio senza preoccuparsi di commettere qualche errore e facendo crescere la voglia di stare in sella per tutta la giornata.
Arrivati alla fine del primo trail, incontriamo una sterrata in dolce pendenza che ci dà l’opportunità di fare quattro chiacchiere sul grande impegno di creare e mantenere in buone condizioni i percorsi, un lavoro immane ancora poco valorizzato dalla maggior parte delle amministrazioni e da chi si occupa di turismo.
Pedaliamo immersi in una natura bellissima che merita qualche pausa ogni tanto per essere goduta al meglio.
Incontriamo una mandria di mucche che ci studiano incuriosite, le superiamo e siamo già all’imbocco del prossimo trail, più selvaggio del primo la cui traccia viene evidenziata da tronchi caduti e lasciati sul terreno; il ritmo è meno flow ma il suo carattere un pò in stile “British Columbia” lo rende caratteristico e bello, l’idea del trail è ancora in embrione e si vede ma il piacere c’è già tutto.
Le mattine tra questi trails conducono immancabilmente a qualche bar, la mattinata calda ci invoglierebbe a lasciarci andare a una birra di più ma le gambe ci ricordano che la giornata in sella non è terminata e quindi non è il caso di esagerare.
Lasciamo a malincuore la birra fresca e riguadagnamo un centinaio di metri di quota pedalando fino ad una piana puntellata di ciliegi a cui non manchiamo di fare visita.
A questo punto Jacopo mi propone di raggiungere un luogo molto particolare attraverso una vecchia mulattiera alle pendici del Lesima.
Perdiamo qualche centinaia di metri di quota su di un fondo incerto e poco battuto finchè non entriamo in velocità in un piccolo borgo abbandonato in cui sembra che gli abitanti se ne siano andati tutti in una volta lasciando il paese in una sorta di fotografia del momento.
Siamo a Rovaiolo Vecchio, piccolissimo borgo rurale, abbandonato in fretta e furia dopo il secondo conflitto mondiale per timore di frane dal Monte Lesima. Da allora nessuna frana è mai caduta come invece è successo all’abitato nuovo e Rovaiolo Vecchio è sempre lì, fermo nel tempo, come un museo a cielo aperto.
Una scritta “Benvenuti al paese fantasma” ci accoglie. Scendiamo dalle bici e diamo una sbirciata nelle case dove resta l’illusione che ancora qualcuno le abiti: credenze con masserizie, letti, scarpe, una giacca appesa che attende un'occasione per essere indossata.
Un pò spaesato dalla sensazione di atemporalità del luogo mi muovo in sella alla mia bici per gli angoli e le case come fossi in un set di un film. Tutto sembra finto tanto è immutato.
Conclusa la nostra surreale visita a Rovaiolo proseguiamo per un sentiero in discesa che in pochi chilometri ci conduce al fiume Trebbia, le cui acque fresche scorrendo per millenni hanno creato angoli meravigliosi che diventano metà di molte persone durante il caldo estivo.
Rilassati dal bagno non abbiamo più tanta voglia di rifarci quei 5/600 metri di quota consumati in un attimo in discesa. Una breve telefonata di Jacopo e poco dopo compare un pick up su cui carichiamo le bici per raggiungere senza fatica l’Hotel.
Siamo quasi arrivati quando Jacopo ferma il pick up e scarica le bici sotto il mio sguardo interrogativo. Non si può concludere la giornata perdendosi la vista da uno dei punti più panoramici.
Breve pedalata in salita e abbiamo lo sguardo libero di spaziare sui rilievi e le valli vicine.
Ci godiamo senza fretta la “golden hour” prima di tuffarci nell’ultimo brevissimo trail fino all’Hotel dove ci aspetta un recupero che più tipico non si può: un faccia a faccia con salumi tipici, quelli di Varzi e le coppe del vicino piacentino, che insieme ad un ottimo Buttafuoco portano definitivamente il livello di serotonina ai massimi livelli.
La giornata è stata veramente bella e ricca di cose interessanti. Ci siamo divertiti in sella alle nostre bici scoprendo angoli di un territorio da scoprire; racchiuderei in questi due aspetti la vera essenza della mountain bike. Sebbene ne avrei ancora per qualche altra discesa comincio anche a cullare in me l’idea del relax e della vista che mi godrò dalla suite tra gli alberi.
L’indomani il programma prevede di scendere verso Varzi e poi ancor più giù lungo la Valle Staffora per scoprire nuovi trails e altre bellezze del territorio ma quello ve lo racconterò nella prossima puntata.
Non perdetevela.
photo by Enrica Tagliabue
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